Ernesto Colnago, maestro dell’ingegneria ciclistica, laureato honoris causa al Politecnico di Milano

“C’è chi è nato per dipingere, chi per scrivere… io sono nato per fare biciclette.”

Nei tanti documenti, racconti e interviste che rievocano la vita di Ernesto Colnago, è questa frase, pronunciata da lui stesso, che ha colpito profondamente il professor Marco Belloli, autore della laudatio pronunciata l’8 maggio 2025 in occasione della cerimonia di conferimento della laurea magistrale honoris causa in Ingegneria Meccanica al Politecnico di Milano alla presenza della Rettrice Donatella Sciuto, del Preside della Scuola di Ingegneria Industriale e dell’Informazione Lorenzo Dozio e del coordinatore del Corso di Studi in Ingegneria Meccanica Francesco Braghin.

Parole semplici, ma che racchiudono un destino. Perché Colnago non ha solo costruito biciclette: ha costruito visioni, emozioni, imprese. Ha attraversato quasi un secolo di storia italiana unendo artigianalità e scienza, passione e metodo, tradizione e innovazione.

Tutto comincia nel secondo dopoguerra, in una piccola officina a Cambiago, paese della provincia milanese, dove Ernesto, appena tredicenne, inizia a lavorare come saldatore presso la storica fabbrica Gloria. La passione è già forte, ma è nel 1954 che accade qualcosa di decisivo: apre la sua prima bottega, nel giardino di casa. Uno spazio minimo – 25 metri quadrati – ma animato da un sogno enorme. Con un trapanino a mano, una morsa e un tavolo ricavato da un albero di gelso, Colnago comincia a montare ruote, giorno e notte. L’anno dopo nasce la prima bicicletta firmata Colnago.

Il suo talento non tarda a farsi notare. Il primo Giro d’Italia da meccanico arriva grazie all’incontro con Fiorenzo Magni, che gli affida la sua bici per risolvere un fastidioso dolore al polpaccio: era solo una pedivella disallineata. Ma quel gesto, piccolo e preciso, rivela già lo sguardo tecnico e curioso che accompagnerà Colnago per tutta la vita.

Da lì in poi, è un crescendo. Le sue biciclette diventano leggendarie: 61 titoli mondiali, 11 medaglie olimpiche, due record dell’ora, tra cui quello di Eddy Merckx nel 1972. Ma dietro i numeri, ci sono le idee: Colnago è un innovatore instancabile. Introduce la forcella piegata a freddo, inventa i telai a sezione stellare, è il primo a credere nelle potenzialità della fibra di carbonio, rivoluziona il concetto stesso di bicicletta da corsa con la forcella a steli dritti, e apre la strada all’uso dei freni a disco sulle bici da strada.

Uno degli incontri più simbolici della sua carriera avviene nel 1986: Enzo Ferrari, altro gigante dell’ingegneria italiana, approva la sua idea di costruire un telaio completamente in carbonio. Nasce la Concept, bici avveniristica con freni idraulici, ruote a razze, cambio desmodromico. È un’anticipazione del futuro.

Poco dopo, nel 1987, Colnago coinvolge anche il Politecnico di Milano, avviando una collaborazione che unirà industria, sport e ricerca accademica. Grazie ai test sperimentali e alla modellazione numerica condotta nei laboratori dell’Ateneo, Colnago porta su strada telai sempre più leggeri e resistenti. Una dimostrazione emblematica arriva nel 1996, alla Parigi–Roubaix: le sue bici in carbonio, messe alla prova sul pavé più duro del ciclismo, conquistano i primi tre posti.

Oggi, a 93 anni, Ernesto Colnago è molto più di un marchio inciso su un telaio: è una visione del fare, dell’inventare, del costruire. È l’idea che l’ingegneria non sia solo calcolo, ma anche sensibilità, coraggio, capacità di ascoltare la materia e chi la userà. È l’esempio vivente di un modo di guardare il mondo con occhi da costruttore, con lo stupore del ragazzo che salda la sua prima bici… e con la lucidità di chi ha percorso tutta la strada dell’innovazione, senza mai smettere di credere nel valore della semplicità e del dettaglio.

Conferirgli questa laurea non è solo celebrare una carriera eccezionale: è onorare una vita vissuta pedalata dopo pedalata, verso il progresso, con lo sguardo fisso sull’orizzonte. E con il cuore, sempre, sulla strada.

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